All’Apollonio di Varese Veltroni, presenti circa tremila persone, evento straordinario per la nostra città, ha aperto la campagna elettorale locale ricordando come, il fatto dei tre milioni e mezzo di elettori alle primarie del 14 ottobre scorso e le piazze e i teatri affollati di questi giorni, rappresentino, finalmente, una buona notizia per la democrazia. Il segno della volontà di invertire una tendenza in atto che, principalmente nella crescita delle disuguaglianze, nella perdita del potere di acquisto di strati sempre più ampi del ceto medio e delle fasce deboli della popolazione, ha visto all’opera uno dei fondamentali fattori della sua crisi. La democrazia, infatti, è incompatibile sia con l’”egualitarismo” sia con un’eccessiva disparità nella distribuzione della ricchezza. Sennonché, con il crollo del comunismo dell’economia di piano e il trionfo del mercato globale, a mettere in crisi la democrazia è rimasta solo la disparità crescente delle condizioni economiche. Aumenta, soprattutto, la rendita di chi controlla la tecnologia e le risorse naturali in generale e quelle energetiche, non rinnovabili, in particolare. Declina il potere di acquisto di chi, a reddito fisso, è esposto all’erosione dell’inflazione e alle crisi finanziarie che stanno falcidiando il patrimonio dei piccoli risparmiatori.
E’ dunque in questo clima che ci apprestiamo al voto provinciale e, a risentirne fortemente, è soprattutto il confronto sulla presunta utilità – inutilità di questo ente. Stretta tra l’autonomia politica regionale che si manifesta nel crescente potere legislativo, e l’autonomia amministrativa comunale che sempre più si caratterizza come l’autorità pubblica più vicina al cittadino e meglio in grado di trovare soluzioni specifiche ai problemi posti dall’applicazione di norme generali, la Provincia fatica a identificare il proprio ruolo. Infatti, se da un lato la crescente inefficienza delle tradizionali forme burocratico-centraliste favorisce il decentramento e la sussidiarietà, smantellando l’impianto gerarchico che faceva della Provincia una sorta di livello intermedio dello Stato regionale, dall’altro lato fatica ad affermarsi la pratica di un potere al servizio dell’autonomia e delle reti, orientato dall’ascolto e finalizzato al coordinamento e allo sviluppo del dialogo e della coesione tra i diversi soggetti locali.
E’ in questo contesto che la dimensione provinciale può rappresentare, per noi democratici, un’opportunità per lo sviluppo di una cultura e di una pratica politica che le dinamiche economiche globali stanno mettendo a dura prova, generando un crescente divario tra il cittadino e il governo della cosa pubblica e tra la dimensione dell’interesse individuale e la percezione del bene comune.
Da qui l’impostazione che, come circoli del PD del collegio di Azzate, abbiamo inteso dare alla nostra campagna elettorale. Un piccolo passo, crediamo, nella giusta direzione.
Nell’ambito del programma presentato dal nostro candidato Mario Aspesi, abbiamo individuato nei temi della mobilità e dei servizi alla persona, della gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, della valorizzazione del patrimonio paesistico e della sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, alcune priorità delle nostre comunità locali. Su queste questioni abbiamo inteso cogliere l’opportunità offerta dalla campagna elettorale per l’avvio di un confronto locale aperto e costruttivo con tutti coloro che per ragioni professionali, associative o di interesse personale si sono mobilitati nei nostri paesi. Accanto ai tradizionali gazebo e ad altri eventi finalizzati alla propaganda, abbiamo quindi previsto delle serate a tema dalle quali ci aspettiamo approfondimenti e arricchimenti capaci di dare voce al punto di vista locale. Si tratta certamente solo di un piccolo inizio volto a trovare soluzioni migliori valorizzando conoscenze e competenze diffuse nel territorio. Un piccolo inizio che intende però significare l’adozione di un nuovo metodo che, attraverso la partecipazione alla soluzione dei problemi, mira a rafforzare la cultura democratica ristabilendone i suoi fondamenti: la diffusa libertà di persone che si riconoscono solidali in virtù di un bene comune costantemente riconosciuto, coltivato e riprodotto.
Bruno Perazzolo
Biandronno, 24 marzo 2008
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