Gli insegnanti accendono fuochi. E la Gelmini non può farci nulla
Gentile Direttore e gentili Lettori,
"insegnare non è riempire un vaso, ma accendere un fuoco": così diceva Plutarco, lo storico greco, se la memoria non mi inganna.
Un'altra bella riflessione sul valore dell'insegnamento viene dall'etimologia del verbo, per cui significherebbe "lasciare un segno", divenire un modello, un punto di riferimento per il discepolo, l'alunno (che sempre etimologicamente è "colui che viene alimentato", nutrito, dagli insegamenti del suo maestro).
Sono insegnante da vent'anni. Lo sono, anzi, fin dalla tenera età, quando mi veniva naturale giocare alla maestra, invece che con le bambole. Ho una concezione troppo alta del mio lavoro, della mia "missione", come ancora qualcuno la chiama, per lasciare che malumore, scoraggiamento, delusione e condizioni difficili intacchino l'emozione che la mia professione mi suscita. Al momento questo è il modo che mi sono scelta per resistere e protestare.
Non lascerò che tagli, riduzioni o aumenti (di alunni per classe, di minuti per ora) rovinino il piacere che la mia professione mi dà. Sono la persona più ricca del mondo, se penso che mi guadagno da vivere facendo quello che mi piace fare. Sono una privilegiata, se penso che l'inizio dell'anno scolastico/lavorativo significa per me felicità e piacere di rivedere i miei colleghi, i miei ragazzi. Di stare in mezzo ai giovani, in qualunque scuola di qualunque angolo della provincia o dell'Italia mi vogliano mettere. Per 50, 55, 60 minuti per ora. Con 27, 30 o 32 alunni per classe.
Peggio per Lei, signora Gelmini, se il lavoro che fa non le consente di dire altrettanto. Sappia che non potrà fare nulla per rovinare a noi insegnanti il piacere dell'accendere il fuoco della passione.
12/09/2010 RITA GAVIRAGHI redazione@varesenews.it
Gentile Direttore e gentili Lettori,
"insegnare non è riempire un vaso, ma accendere un fuoco": così diceva Plutarco, lo storico greco, se la memoria non mi inganna.
Un'altra bella riflessione sul valore dell'insegnamento viene dall'etimologia del verbo, per cui significherebbe "lasciare un segno", divenire un modello, un punto di riferimento per il discepolo, l'alunno (che sempre etimologicamente è "colui che viene alimentato", nutrito, dagli insegamenti del suo maestro).
Sono insegnante da vent'anni. Lo sono, anzi, fin dalla tenera età, quando mi veniva naturale giocare alla maestra, invece che con le bambole. Ho una concezione troppo alta del mio lavoro, della mia "missione", come ancora qualcuno la chiama, per lasciare che malumore, scoraggiamento, delusione e condizioni difficili intacchino l'emozione che la mia professione mi suscita. Al momento questo è il modo che mi sono scelta per resistere e protestare.
Non lascerò che tagli, riduzioni o aumenti (di alunni per classe, di minuti per ora) rovinino il piacere che la mia professione mi dà. Sono la persona più ricca del mondo, se penso che mi guadagno da vivere facendo quello che mi piace fare. Sono una privilegiata, se penso che l'inizio dell'anno scolastico/lavorativo significa per me felicità e piacere di rivedere i miei colleghi, i miei ragazzi. Di stare in mezzo ai giovani, in qualunque scuola di qualunque angolo della provincia o dell'Italia mi vogliano mettere. Per 50, 55, 60 minuti per ora. Con 27, 30 o 32 alunni per classe.
Peggio per Lei, signora Gelmini, se il lavoro che fa non le consente di dire altrettanto. Sappia che non potrà fare nulla per rovinare a noi insegnanti il piacere dell'accendere il fuoco della passione.
12/09/2010 RITA GAVIRAGHI redazione@varesenews.it
3 commenti:
peccato che non tutti gli insegnanti siano come la sig.ra Rita, e guai a perdere la passione per questa malandata missione ( missione percchè basilare è la vocazione ). Ma quanti altri incompetenti è stato dato un posto da insegnante ? Il problema riveste una nicchia di persone in continuo mutamento ( i genitori che si trovano, di volta in volta per 5 anni - elemetari e poi per 3 anni - medie )che fanno spesso spallucce dicendo " ancora un anno e passa " " meglio stare zitti perchè poi si ritorcono su nostro/a figlio/a ". Molti dovrebbero cambiare mestiere per evitare danni ai bambini ; altri ( pochi) andrebbero ben pagati. Occorre introdurre sistemi di valutazione oggettivi e non politici o di ideologia. e pagare veramente equi stipendi .
castore ministro, questa sì che è vera riforma!!!
ilbeppe
Ciao Beppe,volevo segnalarti che questa sera a Vedano Olona c'è un incontro sulla sicurezza con Nando dalla Chiesa. ciao marco
http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=182239
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