se ci si continua a chiedere il perchè ed il percome..., se sia giusto o meno cambiare le teste (intese come vertici, of course), oppure creare uno, due tre (.....stella!) ops gruppi parlamentari,oppure se sia necessario creare il pddelnord, o del sud, o del centro, o delle isole, o della brughiera......probabilmente non faremo ancora molta strada, confermando le profezie di chi era ed è parte dello schieramento a noi avverso.
ora a seguito vi riporto un'analisi che vorrei aver scritto....perchè trasuda amore, passione, poesia.
ho comunque avuta la fortuna di picchiarci contro ed ho sentito il dovere di condividerla con voi
"Non è male finire a terra, stringere la terra, perché tutto nasce da questo, tutto si costruisce a partire da questo. Anche il nostro partito è stato per noi un sogno che ci ha fatti avanzare, ma ora deve essere più di un sogno, deve nascere dal piccolo, dal concreto, dalle relazioni che stringiamo, farsi reale. E la realtà, che ci piaccia o meno, è l’impatto con la terra. Se invece che come una sconfitta lo prendessimo come un privilegio che la Storia ci concede?
Impariamo dai nostri avversari: negli ultimi anni c’era un gazebo della Lega ovunque. Tra gli operai ai cancelli di una fabbrica chiusa. Davanti al supermercato quando uno usciva con l’impressione di avere speso troppo per le proprie necessità vitali. Vicino a un picchetto di cittadini che chiedevano la costruzione di una rotatoria, la possibilità di attraversare la sera il proprio quartiere senza i nervi tesi. Che sostavano smarriti davanti a una sala trasformata nel luogo di preghiera di persone irrimediabilmente straniere, di cui non riescono più a riconoscere, velati dall’angoscia e dall’ignoranza, neppure la comune condizione umana. La Lega era sempre lì, con le sue bandiere, il tavolino delle firme. Con le sue risposte puntuali, feroci, manichee. Drammaticamente sbagliate. Ma era lì, dove dovrebbe essere chiunque sappia praticare il mestiere della politica.
Sarebbe bello nei prossimi anni vedere in vicinanza di ogni luogo in cui la vita può aprirsi alla partecipazione o ritrarsi nella paura, un tavolino del Partito Democratico. Con persone che non necessariamente hanno una risposta per ogni cosa. Ma sono prossimi alla gente, ascoltano, riflettono, rallentano il tempo convulso dell’odio, riannodano il filo di ogni dialogo interrotto, pazientemente, maieuticamente, provano a ragionare. Insieme.
Sarebbe stato bello essere in mare aperto, a raccogliere il frutto del lavoro. Invece adesso siamo come le mogli dei pescatori che alla sera devono metter mano alle reti, districare i nodi, riannodare le maglie strappate. E’ faticoso. Servono mani pazienti e un’infinita capacità di scorgere ogni dettaglio. Ma quando toccherà a noi gettare la rete, ci ricorderemo della fragilità, della fatica, dell’amore che è costata."
(gabriella stanchina)
Impariamo dai nostri avversari: negli ultimi anni c’era un gazebo della Lega ovunque. Tra gli operai ai cancelli di una fabbrica chiusa. Davanti al supermercato quando uno usciva con l’impressione di avere speso troppo per le proprie necessità vitali. Vicino a un picchetto di cittadini che chiedevano la costruzione di una rotatoria, la possibilità di attraversare la sera il proprio quartiere senza i nervi tesi. Che sostavano smarriti davanti a una sala trasformata nel luogo di preghiera di persone irrimediabilmente straniere, di cui non riescono più a riconoscere, velati dall’angoscia e dall’ignoranza, neppure la comune condizione umana. La Lega era sempre lì, con le sue bandiere, il tavolino delle firme. Con le sue risposte puntuali, feroci, manichee. Drammaticamente sbagliate. Ma era lì, dove dovrebbe essere chiunque sappia praticare il mestiere della politica.
Sarebbe bello nei prossimi anni vedere in vicinanza di ogni luogo in cui la vita può aprirsi alla partecipazione o ritrarsi nella paura, un tavolino del Partito Democratico. Con persone che non necessariamente hanno una risposta per ogni cosa. Ma sono prossimi alla gente, ascoltano, riflettono, rallentano il tempo convulso dell’odio, riannodano il filo di ogni dialogo interrotto, pazientemente, maieuticamente, provano a ragionare. Insieme.
Sarebbe stato bello essere in mare aperto, a raccogliere il frutto del lavoro. Invece adesso siamo come le mogli dei pescatori che alla sera devono metter mano alle reti, districare i nodi, riannodare le maglie strappate. E’ faticoso. Servono mani pazienti e un’infinita capacità di scorgere ogni dettaglio. Ma quando toccherà a noi gettare la rete, ci ricorderemo della fragilità, della fatica, dell’amore che è costata."
(gabriella stanchina)
grazie per aver scritto queste parole e per avermi fatto emozionare nel leggerle
beppe colombo
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